venerdì 13 luglio 2007

Obiettività-Neutralità-Imparzialità

Uno dei tipici elementi di confusione in cui si incorre quando si parla di informazione e/o di libertà dell' informazione è dato dall'utilizzo errato di tre termini apparentemente sinonimici ma che, in realtà, indicano concetti totalmente diversi l'uno dall'altro.
I tre termini in questione sono: obiettività, neutralità e imparzialità. Nel bel libro di Marco Travaglio "La scomparsa dei fatti" la differenza sostanziale tra questi tre termini viene spiegata in modo chiaro e brillante.

"Il valore da salvare-dice Travaglio-è l'imparzialità, che non è sinonimo né di obiettività né di neutralità. L'obiettività è impossibile: ciascuno di noi nasce con i suoi interessi e le sue passioni e cresce educato a certi valori. La sua visione del mondo è un'impronta originale che condiziona il suo modo di vedere le cose e giudicarle di conseguenza (...). Nessuno può essere obiettivo e nemmeno neutrale. Solo i robot sono obiettivi, solo i morti sono neutrali (...). Inutile, dunque, inseguire l'obiettività e la neutralità (...).
L'impazialità non va confusa con queste due chimere. Un arbitro non è né neutrale né obiettivo: vede quello che può e magari è più o meno restio a fischiare certi tipi di falli, a concedere certi tipi di punizioni o di calci di rigore, a tollerare certe condotte in campo. Ma, se è in buona fede, è imparziale. Non si propone di far vincere questa o quella squadra. Tratta tutte le squadre e tutti i giocatori allo stesso modo. Il che non significa che dia un colpo al cerchio e uno alla botte. Se deve espellere uno, due, tre giocatori ai Verdi che se lo meritano con la loro condotta grave, non cercherà di espellerne altrettanti ai Rossi se non se lo meritano. Questa non sarebbe imparzialità ma cerchiobottismo.
L'arbitro neutrale non fischia mai per non scontentare nessuno, cioè è un pessimo arbitro. L'arbitro cerchiobottista cerca di fischiare una volta da una parte e una volta dall'altra e anche lui è un pessimo arbitro. L'arbitro imparziale fischia ogni volta che gli pare giusto farlo, alla luce di regolamenti, della sua coscienza, dei pesi e delle misure che è abituato ad applicare in ogni partita, su tutti i campi (...). A parità di comportamenti pari sanzioni. Ecco questo e solo questo è un buon arbitro."

5 commenti:

Anonimo ha detto...

travaglio non mi è mai stato molto simpatico... ma devo ammettere che questa definizione è tecnicamente perfetta.

Anonimo ha detto...

Intanto mi segno "cerchiobottismo" che come termine mi piace proprio :) ma poi mi chiedo, nella realtà, di queste definizioni tecniche e precise, quante sfumature diverse ci saranno?? Alla labov, quanti individui, situazioni, atteggiamenti, in una delle tre categorie non ci entreranno proprio precise precise ma staranno proprio lì, nel bel mezzo di una delle due?

Anonimo ha detto...

Ad Antonio: anche io, come te, credo che i distinguo tracciati da Travaglio in relazione a questi tre termini siano del tutto ineccepibili.

A Jole: ciò che dici, a mio avviso, può valere in generale. Ma nel caso specifico, in questo caso specifico, non credo ci siano elementi della vita reale che possano creare confusione e generare delle condizioni di indecidibilità tra queste tre situazioni diverse. Mi spiego meglio: questa apparente tricotomia, nella vita reale, non potrà mai presentarsi in quanto due di questi tre termini (obiettività e neutralità) sono in realtà delle chimere irreali e, amio avviso, irrealizzabili: nessuno potrà mai essere obiettivo e nessuno potrà mai essere neutrale.
Quindi l'unico campo in cui si trova a giocare il comunicatore (pubblico, in questo caso)è quello della imparzialità.
Semmai, e qui ti do ragione, il problema può essere definire di volta in volta e nella realtà di tutti i giorni ciò che è imparziale da ciò che non lo è. Ma questa è un'altra storia... Tu che ne dici?

Anonimo ha detto...

Lieto, sei un grandissimo!!!

Anonimo ha detto...

uffi ti avevo risp.. :( :( tre ore..ma nn m'ha scritto il commentooo :(((