Uno dei tipici elementi di confusione in cui si incorre quando si parla di informazione e/o di libertà dell' informazione è dato dall'utilizzo errato di tre termini apparentemente sinonimici ma che, in realtà, indicano concetti totalmente diversi l'uno dall'altro.
I tre termini in questione sono: obiettività, neutralità e imparzialità. Nel bel libro di Marco Travaglio "La scomparsa dei fatti" la differenza sostanziale tra questi tre termini viene spiegata in modo chiaro e brillante.
"Il valore da salvare-dice Travaglio-è l'imparzialità, che non è sinonimo né di obiettività né di neutralità. L'obiettività è impossibile: ciascuno di noi nasce con i suoi interessi e le sue passioni e cresce educato a certi valori. La sua visione del mondo è un'impronta originale che condiziona il suo modo di vedere le cose e giudicarle di conseguenza (...). Nessuno può essere obiettivo e nemmeno neutrale. Solo i robot sono obiettivi, solo i morti sono neutrali (...). Inutile, dunque, inseguire l'obiettività e la neutralità (...).
L'impazialità non va confusa con queste due chimere. Un arbitro non è né neutrale né obiettivo: vede quello che può e magari è più o meno restio a fischiare certi tipi di falli, a concedere certi tipi di punizioni o di calci di rigore, a tollerare certe condotte in campo. Ma, se è in buona fede, è imparziale. Non si propone di far vincere questa o quella squadra. Tratta tutte le squadre e tutti i giocatori allo stesso modo. Il che non significa che dia un colpo al cerchio e uno alla botte. Se deve espellere uno, due, tre giocatori ai Verdi che se lo meritano con la loro condotta grave, non cercherà di espellerne altrettanti ai Rossi se non se lo meritano. Questa non sarebbe imparzialità ma cerchiobottismo.
L'arbitro neutrale non fischia mai per non scontentare nessuno, cioè è un pessimo arbitro. L'arbitro cerchiobottista cerca di fischiare una volta da una parte e una volta dall'altra e anche lui è un pessimo arbitro. L'arbitro imparziale fischia ogni volta che gli pare giusto farlo, alla luce di regolamenti, della sua coscienza, dei pesi e delle misure che è abituato ad applicare in ogni partita, su tutti i campi (...). A parità di comportamenti pari sanzioni. Ecco questo e solo questo è un buon arbitro."